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UN VERGOGNOSO ESEMPIO DI SCIACALLAGGIO GIORNALISTICO

Nell’edizione odierna di ‘Libero’, in prima pagina con il titolo a quattro colonne ‘Tutta colpa degli archeologi. La tragedia del treno causata da tre ciotole’, il direttore Mario Giordano attribuisce assurdamente agli archeologi la responsabilità della drammatica tragedia in Puglia. Si tratta di una vergognosa speculazione che peraltro falsa la realtà e cerca di ridurre semplicisticamente il complesso intreccio di responsabilità, sulle quali la Magistratura ha avviato un’indagine, nella quale abbiamo piena fiducia.
Il collega archeologo responsabile della VIArch-Valutazione di Impatto Archeologico, che viene indicato sul giornale e quasi trattato come un ‘mostro’, ha semplicemente fatto quello che normalmente si fa in tutti i progetti per opere pubbliche: ha segnalato la presenza di un sito di interesse archeologico. Sono queste le pratiche dell’archeologia preventiva, adottate in tutti i paesi civili, da anni vigenti nel nostro Paese e recentemente riviste nel nuovo Codice degli Appalti. Sono procedure che non bloccano i lavori ma che anzi li facilitano, rendendo compatibili la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio culturale e la realizzazione di importanti opere pubbliche. Nello specifico i lavori per il raddoppio della linea ferroviaria Bari Nord non erano ancora andati in appalto e non certo per la segnalazione di un sito archeologico.
Siamo in presenza, quindi, di un pessimo esempio di sciacallaggio giornalistico con un attacco violento e vergognoso contro una categoria di lavoratori che opera tra mille difficoltà per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale comune, speculando sul dolore delle famiglie e di tutti gli Italiani.
Le associazioni degli Archeologi Italiani, nell’affermare la funzione sociale dell’archeologia e rifuggendo da qualsiasi tentazione di chiusura corporativa, esprimono solidarietà agli archeologi professionisti e ai colleghi delle Soprintendenze della Puglia, oggetto di questo inqualificabile attacco, partecipa con profondo affetto al dolore delle famiglie delle vittime e delle comunità pugliesi, e annunciano una denuncia per diffamazione contro quel giornale, i cui ricavati saranno devoluti all’associazione delle vittime del drammatico incidente ferroviario.

API-Archeologi del Pubblico Impiego-MiBACT, Associazione delle imprese di archeologia (Archeoimprese), Associazione Nazionale Archeologi (ANA), Associazione Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro (ANCPL Legacoop), Assotecnici, Confassociazioni Beni e Professioni Culturali, Confederazione Italiana Archeologi (CIA), Confederazione Nazionale Archeologi Professionisti (CNAP), Archeologi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Consulta universitaria di Archeologia del Mondo Classico, Consulta universitaria di Archeologia Post-Classica, Consulta universitaria di Preistoria e Protostoria, Consulta universitaria di Topografia, Coordinamento Archeologi CNA, Federazione Archeologi Professionisti (FAP), Federazione Archeologi Subacquei (FAS), FINCO Cultura, “Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali”, Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI).

#ricorsoMIBACT Comunicato congiunto CNAP, FAP, CIA, ANA

Cari colleghi,

Come certamente saprete il Mibact ha bandito un concorso per 500 posti da funzionario di fascia F1, le cui prove inizieranno alla fine del mese di luglio 2016: di questi 500 posti, 90 sono per funzionari archeologi.

Le associazioni professionali hanno già espresso nei mesi scorsi le proprie perplessità sulle modalità di reclutamento del concorso: non è in gioco tanto o solo il diritto dei singoli professionisti di vedere riconosciuti i propri titoli professionali e la propria esperienza, ma
esiste anche un diritto collettivo dei cittadini di avere i migliori funzionari possibili, scelti con criteri che premino le reali capacità e l’esperienza che i professionisti hanno maturato in tanti anni di lavoro al di fuori del Mibact.

Per questo motivo abbiamo scelto di presentare ricorso contro i criteri di selezione e di assegnazione dei punteggi previsti dal bando di concorso, in una logica di collaborazione tra associazioni professionali che dimostra come l’intera categoria sia unita in questi casi e come i criteri scelti dal Mibact per la selezione del personale che dovrà poi lavorare al suo interno, siano lesivi di un’intera categoria e non solo di pochi.

Per questo abbiamo deciso di convergere tutti sul ricorso che già l’Associazione Nazionale Archeologi ha lanciato da qualche settimana, un ricorso che non chiede l’annullamento o il blocco del concorso, che significherebbe non espletarlo e rinunciare al primo concorso da
funzionario da 8 anni a questa parte, ma che mira a ridiscutere i punteggi assegnati dal bando e a riaprire i termini di presentazione dei titoli professionali, includendo anche i titoli acquisiti fuori dalla Pubblica Amministrazione.

Per questo Vi invitiamo a partecipare, più siamo, più la nostra voce è forte.

Per partecipare al ricorso Vi invitiamo a inviare il modulo di procura disponibile all’indirizzo
https://www.produzionidalbasso.com/media/projects/11307/files/media.docx, e inviarlo compilato a ricorso@archeologi.org oppure a info@archeologi-italiani.it, archeologiprofessionisti.cnap@gmail.com, faparcheologi@gmail.com entro e non oltre venerdì 15 luglio.

Queste le linee su cui verrà presentato il ricorso:

1) la diversa valutazione fra il titolo di dottore di ricerca (20 punti) e il diploma di scuola di specializzazione (15 punti), benché tali titoli siano sempre stati equiparati con uguale punteggio in tutti i concorsi nazionali per l’accesso al pubblico impiego (Concorso MiBAC 2008 per Funzionario, per esempio). Si ricorda che nel Nuovo Codice degli Appalti Pubblici (D.Lgs. 18.04.2016, n. 50, art. 25, co. 1), come già nel Codice precedente (D.Lgs. 12.04.2006, n. 163, art. 95, co. 1), per l’espletamento della “Verifica preventiva dell’interesse archeologico”, attività di tutela del patrimonio archeologico nazionale che il MiBACT, in collaborazione con gli archeologi liberi professionisti, è obbligato a svolgere quotidianamente, non è fatta alcuna distinzione di valutazione tra i due titoli/post-lauream/, poiché il legislatore li considera, a ragione, equipollenti: “i soggetti in possesso di diploma di laurea e specializzazione in archeologia o di dottorato di ricerca in archeologia”;

2) inserimento, tra i titoli di servizio, delle attività di tirocinio svolte presso il MiBACT, benché la Legge e una sentenza del TAR (Sentenza TAR N. 11011/2014 REG.PROV.COLL. N.02155/2014 <tel:02155/2014>REG.RIC.) neghino esplicitamente l’equiparazione delle
attività di stage all’attività lavorativa, tra l’altro con un punteggio eccezionalmente alto (6 mesi di tirocinio valgono più di 2 anni di esperienza professionale e sono pari al punteggio massimo attribuibile per pubblicazioni e meriti scientifici). Inoltre, l’esperienza formativa, acquisita mediante l’attività di tirocinio, sopra regolamentata, presso il Ministero, costituisce il risultato di una selezione pubblica con imposto limite d’età;

3) la sopravvalutazione dei titoli di servizio rispetto agli altri titoli attestanti competenze ed esperienze professionali;

4) la sostanziale impossibilità di far valere l’esperienza professionale maturata in attività lavorative specificamente riferite al profilo di archeologo, qualora essa non sia inquadrabile in un rapporto contrattuale diretto con la pubblica amministrazione ai sensi del art. 1
comma 2 dgls 165/2001: nel bando in oggetto, non sono esplicitati i criteri di valutazione dei titoli di studio, delle pubblicazioni e delle esperienze professionali, per i quali si lascia ampia manovra discrezionale alle commissioni esaminatrici. Infatti la dicitura “fino a
un massimo di punti” deve necessariamente prevedere preliminarmente una specifica attribuzione di punteggio per ogni singola attività oggetto di valutazione;

5) La reiterazione da parte della commissione RIPAM nell’ignorare le modalità di valutazione del punteggio finale, utile alla graduatoria, attraverso il calcolo della*media dei voti (e non della somma come da bando) conseguiti nelle prove scritte e del punteggio attribuito alla
valutazione dei titoli e della valutazione ottenuta nella prova orale, come stabiliscono diverse sentenze del CDS (sentenze Consiglio di Stato N. 2417/2002; 8081/2004; N.397/2010; N. 6135/2011; N. 4922/2013);
6) Nell’art. 6 (Preselezione) e nell’art. 7 (Prova scritta teorica) del bando in oggetto, la lingua inglese è imposta quale unica lingua straniera nell’ambito delle diverse prove d’esame, costituendo criterio discriminatorio per l’accesso al concorso. L’esclusività della lingua
inglese lede i principi di uguaglianza e imparzialità (artt. 3, 4, 51 della Costituzione della Repubblica Italiana, D.P.R. 9 maggio 1994 n. 487); l’inglese non è la lingua ufficiale dell’Italia né dell’Unione Europea (Regolamento n. 1/1958 del Consiglio d’Europa) e tale problematica è stata oggetto di diversi interventi da parte della Corte di Giustizia Europea, tra cui la sentenza del 27 novembre 2012 Repubblica italiana c/Commissione [C-566/2010].
Si ricorda che per aderire al ricorso è necessario versare la quota di 60 € se si è soci di una delle associazioni e 120 € se non si è soci di alcuna delle associazioni.
Si ricorda, inoltre, che sino alla mezzanotte di domenica 10 luglio si può utilizzare la piattaforma di crowdfuning già predisposta dall’Associazione Nazionale Archeologi (https://www.produzionidalbasso.com/project/ricorso-avverso-e-per-lannullamento-del-bando-di-concorso-ripam-mibact-funzionari-archeologi-del-19-maggio-2016/).

Associazione Nazionale Archeologi
Confederazione Italiana Archeologi
Confederazione Nazionale Archeologi Professionisti
Federazione Archeologi Professionisti